LA TERRA E IL CIELO, LA SCIENZA E L'ANIMA. PENSIERI DI UNA VISIONARIA DELL'INFINITO.

martedì 15 gennaio 2008

Giovanni, un cervello in fuga a Madrid

Ecco la prima intervista fatta a Giovanni, un mio ex-collega da poco approdato a Madrid.


Racconta la tua storia: di dove sei, dove hai studiato, quanti anni hai?


Nacqui a Moncalieri (To) 27 anni fa in un giorno di festa...già da piccolo rompevo le balle!! Ho fatto il liceo classico, odiavo le materie di studio ma adoravo l’ambiente pieno di ragazze. Ho fatto il Politecnico di Torino (ing delle telecomunicazioni), non mi dispiacevano le materie ma odiavo il maschiaio.


Che esperienze lavorative e/o di ricerca hai avuto in Italia?

Finito il poli, ho frequentato un anno di master in GNSS (navigazione satellitare), e poi la sfiga ha voluto che trovassi lavoro a Milano, il posto peggiore per un torinese, troppo vicino per non tornare e troppo lontano per fare il pendolare: il che ha fatto si’ che non conoscessi mai la cittá e che perdessi gran parte dei miei contatti torinesi, non avendo molto tempo.


Come ti sei trovato?

A Milano fortunatamente ho trovato ottime persone in generale, bravissimi colleghi, umanamente e tecnicamente, ma che, secondo me, si sono abituate a ingoiare rospi enormi in cambio di un un po’ di quieto vivere apparente


Cosa ti ha spinto ad andartene?

I capi, la dirigenza, la mancanza di pianificazione del lavoro, il paese Italia, le continue promesse non mantenute.


Da quanto tempo sei partito? Sei partito da solo o è venuto qualcuno con te?

Sono a Madrid dal 2 di gennaio, sono partito da solo con due valigie enormi.


Ora cosa fai?

Esattamente la stessa cosa!!!


Descrivi la strumentazione/il laboratorio che utilizzi ora.

Il mio laboratorio per il momento é il mio pc, un p4 con un 19’ flat. Per ora non ho bisogno di altro.


Il lavoro/la ricerca come viene vissuta dove ti trovi ora, rispetto a dove ti trovavi prima?

Il lavoro é organizzato. Non sono costretto a fare turni mostruosi anche perchè gli straordinari non sono pagati (questa è l’unica fregatura per ora ma da un punto di vista di un’azienda seria ha un senso), la gente mi sembra molto più serena.


Ci sono altre persone immigrate nel tuo team di lavoro?

C’è una colonia di 15 italiani, qualche belga, qualche tedesco, qualche olandese


Che aspetti lavorativi diversi hai trovato rispetto a quando eri in Italia?

Che la gente esce insieme, che ci sono tornei di calcetto, basket o pallavolo organizzati dall’azienmda e pagati in modo da fare team building, che ogni anno ci sono aumenti sia per merito sia in funzione dell’anzianitá, che ci sono state 25 assunzioni da quando sono qui e che non ci sono plotoni di consulenti arrivati spesso per motivi sconosciuti (leggi tangenti).


Il rapporto del grande pubblico con la cultura scientifica è differente?

Non lo so ancora.


E come trovi la qualità della vita?

Decisamente migliore, ho ricominciato a fare uscite serie e nel week end non torno mai prima delle 4 a casa, ma sicuramente anche gli spagnoli hanno i loro problemi per certi versi simili a quelli italici (stipendi bassi, costi delle case improponibili).


Cosa consiglieresti alle persone che lavoravano con te che sono rimaste in Italia ?
Di scappare.


Torneresti in Italia? Perchè?

Sì perchè amo il mio paese e le Alpi, no perchè diventerei matto a vivere come vivevo prima il lavoro.


Se dovessi tornare in Italia, torneresti a lavorare dove lavoravi prima? Perché?

No per Milano e no per il modo confuso di lavorare, e ovviamente ancora no per la mancanza di prospettive.


Lascia un messaggio al Ministro della Ricerca.

Ma anche a tutti i nostri parlamentari: ANDATE A CASA!!!! Viviamo in un paese stupendo in cui si potrebbe vivere meravigliosamente, ma per l’interesse di pochi (generalmente tutta la classe dirigente italiana) e per la mancanza di palle da parte degli italiani stessi, stiamo vivendo un periodo di recessione economica e morale (trovo l’italiano medio vigliacco, sembra un personaggio di Verga che subisce tutto passivamente). In Italia non sta morendo la ricerca, sta morendo il rispetto per se stessi e la volontà di lottare.

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