LA TERRA E IL CIELO, LA SCIENZA E L'ANIMA. PENSIERI DI UNA VISIONARIA DELL'INFINITO.
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lunedì 1 febbraio 2010

La mia amica "messaggera di Urania"

Giovedì scorso è terminato al Planetario di Milano l'interessante ciclo di conferenze "Messaggere di Urania" dedicato al ruolo donna nell'astronomia (uno dei temi di IYA2009) nel passato e presente.

Logo ufficiale di "IYA2009 she is an astronomer"

Proprio nell'ultimo incontro dedicato allo sviluppo delle tecnologie per l'astronomia, ho ritrovato tra le relatrici una mia amica ingegnere aerospaziale che ora sta affrontando il dottorato in astrofisica all'osservatorio di Brera-Merate, nonchè gemella di Antonella, una mia ex compagna di università, "cervello in fuga" al quale avevo dedicato un post. Ecco l'esperienza di Laura, per adesso non ancora in fuga...

Ho 29 anni (quasi trenta ma fatemi godere questi ultimi giorni da vent..enne!) Dopo il liceo scientifico non conoscendo nulla del mondo delle università e capendoci ben poco sul loro funzionamento dai racconti di amici più grandi, ho deciso di iscrivermi ad ingegneria aerospaziale: ingegneria perchè mi appassionavano le materie tecniche e scientifiche, aerospaziale perchè... era la prima della lista! L'idea era quella di fare il primo anno per capirci di più sul mondo delle università e poi eventualmente cambiare se quella non era l'università adatta a me. In realtà il primo anno è passato alla grande; il secondo ancora meglio del primo; il terzo ho avuto qualche difficoltà perchè sono passata dalla sede di Lecco a quella di Milano dove non conoscevo nessuno e la città non mi entusiasmava più di tanto (preferisco ancora i piccoli paesi, come Bellano, dove sono nata e vivevo fino a poco tempo fa). Poi il quarto e il quinto anno sono stati quelli che hanno consolidato in me la passione per i satelliti e il mondo spaziale in generale. E quando mi sono laureata con una tesi sulla fattibilità di realizzare satelliti funzionali dalle dimensioni di pochi cm (i cosidetti nanosatelliti) ho cercato in tutti i modi di restare nel mondo dello Spazio.

Laura in una foto all'osservatorio

Perchè hai deciso di fare il dottorato?

La decisione di fare il dottorato è maturata per la curiosità che mi caratterizza da sempre: quale cosa migliore che fare ricerca e scoprire cose sempre nuove? Studiare quello che è stato scoperto e inventato nel passato e capire ciò che ancora non conosciamo del presente per scoprire nuove tecnologie per il fututo? Insomma direi che il dottorato era il posto migliore per me. E sono fortunata perchè sono riuscita a conciliare la mia passione per la tecnologia e per la scienza, Pur essendo laureata in ingegnaria aerospaziale, sto seguendo il dottorato di ricerca in astronomia e astrofisica in un gruppo tecnologico che si occupa di sviluppare nuovi strumenti per fare astronomia. E' bellissimo perchè realizzo con mano strumenti molto sofisticati, al limite della tecnologia attuale, sapendo perchè la comunità scientifica necessita di tali strumenti e quali sono le domande a cui può rispondere utilizzandoli.

Di cosa ti occupi?

Mi occupo dello studio di nuove tecnologie per la realizzazione di specchi per la banda x dello spettro elettromagnetico. Specchi che verranno montati su satelliti e mandati in orbita per essere i futuri osservatori x. Svolgo questo lavoro presso l'osservatorio astronomico di Brera, nella sede di Merate (faccio un pò di pubblicità, venite a trovarci! organizziamo visite serali per l'osservazione coi nostri telescopi oppure visite diurne per visitare il luogo. informazioni su www.brera.inaf.it). L'università degli studi dell'Insubria di Varesa-Como ha una buona collaborazione con l'osservatorio per questo molti dottorandi svolgono il loro dottorato nelle sedi dell'INAF-OAB (Istituto Nazionale di Astrofisica - Osservatorio Astronomico di Brera).

Laura in clean room (a destra) con un collega


Che tipo di strumentazione utilizzi?

Per realizzare questi specchi stiamo studiando la tecnologia dello slumping a caldo: una formatura a caldo del vetro per dargli la forma necessaria a riflettere i raggi x. Praticamente si mette un pezzo di vetro in forno sopra uno stampo che ha il negativo della forma desiderata e si scalda. Ad alte temperature il vetro diventa più morbido e si adagia sullo stampo. Ora l'ho fatta abbastanza semplice ma ci sono tutta una serie di implicazioni tecnologiche che rendono la cosa... non direi difficile, comunque non immediata. Come strumenti utilizzo... dei forni! Poi ovviamente lo specchio che andiamo a realizzare deve avere una forma precisa, e lavorando con i raggi x questo "precisa" significa che la forma deve essere accurata a livello di micron (un millesimo di millimetro) o meno. Anche la rugosità della superficie dello specchio deve essere buona e lavorando con i raggi x questo "buona" vuol dire "mooooooooolto buona": la superficie deve avere una rugosità di pochi Angstrom, parolaccia per dire un decimo di nanometro cioè un decimiliardesimo di metro... insomma pochissimo! E per misurare ciò abbiamo nei laboratori tutta una serie di strumenti di misura che ci permettono di andare a vedere come è fatta la superficie alle varie frequenze spaziali.

Questa sono io mentre cerco di misurare la rugosità di un pezzo da 10.000 euro... credo di aver perso 2 kg quel giorno (provate voi ad andare a meno di un millimetro vicino alla superficie di un pezzo da 10.000 euro sapendo che se lo sfiorate lo rovinate!)

Nell’organizzazione del tuo lavoro di ricerca c’è qualche aspetto che non ti piace e che vorresti cambiare? E quali sono gli aspetti che ti piacciono?

mmm....se dovessi elencare tutti gli aspetti negativi non finirei più! Scherzo! L'unico aspetto che mi piacerebbe migliorare (ci sto lavorando in effetti) è il fatto che spesso facciamo fatica ad organizzarci nel team: mi spiego meglio. Purtroppo come ricercatori (nel senso più generale del termine) siamo relativamene pochi ma fortunatamente ci sono diverse missioni e studi che ci vedono impegnati, spesso anche a livelli di leadership internazionale. Tradotto: c'è molto lavoro e poche persone. Questo implica che le varie persone sono impegnate in più di un progetto per volta quindi spesso è difficile trovarci tutti insieme per fare il punto della situazione e a volte le cose si sanno per sentito dire ma le info fanno fatica a circolare (cioè circolano ma ci mettono un pò più tempo). Questo non è colpa di nessuno e insieme stiamo cercando di trovare un modo migliore per gestire la sovrapposizione di diversi progetti. Per il resto non cambierei proprio nulla: mi piace tutto! Il posto è bello, i colleghi simpatici (ok non tutti, ma chi non ha almeno un collega meno simpatico di altri!?) la possibilità di incontrare colleghi di altri istituti ai congressi è molto stimolante... cosa può voler di più un ricercatore? Ecco magari qualche soldo in più per la ricerca non farebbe male...
Laura alle prese con uno specchio...futuristico!


Dei tuoi compagni di corso, quanti hanno trovato lavoro? Sai se qualcuno è andato all’estero?

Questo non saprei dirlo nel senso che ho perso di vista i colleghi del Politecnico avendo cambiato università. So che qualcuno è andato a fare il dottorato o a lavorare all'estero.

Di cosa ti vorresti occupare in futuro?

Satelliti scientifici: mettono insieme le mie due passioni per tecnologia e scienza.

Quando ti interfacci con team di ricerca esterni, senti qualche differenza nell’organizzazione del lavoro?

In realtà l'unica differenza che sento fino ad ora è il fatto che noi in Italia lavoriamo molto di più perchè avendo meno soldi ci possiamo permettere meno persone ma per non rimaniere indietro rispetto agli altri studiamo lo stesso numero di progetti. Magari non è vero, ma per ora la vedo così.

Come vedi le prospettive di ricerca e lavoro dopo il dottorato? Pensi di andare all’estero?

Non lo so, non ci penso. Ho imparato che se uno deve pensare a tutto e organizzarsi al meglio ora della fine non fa più niente perchè ci sarà sempre qualche cosa da sistemare meglio o cambiare. Quello che faccio ora è vivere questo momento (intendo gli anni del dottorato) al massimo, cercando di imparare il più possibile (sia a livello lavorativo che organizzativo che personale) e sfruttando l'occasione per... divertirmi facendo quello che mi piace (adesso non crediate che sia tutto rosa e fiori, ci sono anche stress e arrabbiature e momenti di sconforto... ma ancora una volta ditemi chi non ne ha mai. L'importante è che messo tutto insieme sui piatti della bilancia... la freccia penda a favore delle cose positive). Per il futuro si vedrà... non ho fretta!

Dopo il lavoro un pò di relax non si nega a nessuno! Qui ero nel bellissimo parco dell'osservatorio... venite a trovarci!

martedì 11 novembre 2008

Aldo, un cervello in fuga a Nizza


Ecco Aldo, un mio amico compaesano che è andato a lavorare in Costa Azzurra da qualche mese.

Racconta la tua storia: di dove sei, dove hai studiato, quanti anni hai?
Sono Aldo, 31 anni, politecnico di milano ing tlc.

Che esperienze lavorative e/o di ricerca hai avuto in Italia?
Varie esperienze, stage, contratti di apprendistato, contratti a tempo determinato.

Come ti sei trovato?
Bene se non guardiamo la paga.

Cosa ti ha spinto ad andartene?
La paga.

Da quanto tempo sei partito? Sei partito da solo o è venuto qualcuno con te?
Sono 6 mesi, sono partito solo.

Ora cosa fai?
Lo stesso lavoro, sw validation.

Descrivi la strumentazione/il laboratorio che utilizzi ora.
Gli strumenti sono molto più avanzati: esempio: per automatizzare un test in italia mi arrangiavo con script in bash... ora si usano programmi studiati apposta.

Il lavoro/la ricerca come viene vissuta dove ti trovi ora, rispetto a dove ti trovavi prima?
La ricerca rappresenta un aspetto su cui puntare.

Ci sono altre persone immigrate nel tuo team di lavoro?
Tante.

Che aspetti lavorativi diversi hai trovato rispetto a quando eri in Italia?
Migliore organizzazione, più strutturata.

Il rapporto del grande pubblico con la cultura scientifica è differente?
Non saprei.

E come trovi la qualità della vita?
Ottima. mare a due passi!

Cosa consiglieresti alle persone che lavoravano con te che sono rimaste in Italia ?
Triste dire di andare via...dovrei piuttosto dire PRETENDIAMO che ci trattino per quel che meritiamo!

Torneresti in Italia? Perchè?
Tornerei xchè è pur sempre il bel paese...ma....

Se dovessi tornare in Italia, torneresti a lavorare dove lavoravi prima? Perché?
Ovviamente torno se le condizioni di lavoro risultano almeno comparabili a quelle attuali.

Lascia un messaggio al Ministro della Ricerca.
AMMAZZATI

Aldo che se la spassa in Costa Azzurra

giovedì 6 novembre 2008

Daniele, un cervello in fuga a Stoccolma

Continua la saga dei cervelli in fuga: ecco Daniele, un mio ex-collega che si è lasciato affascinare dalle bellezze svedesi!

Racconta la tua storia: di dove sei, dove hai studiato, quanti anni hai?

Sono di Tortona (AL), ho studiato Ingegneria Elettronica ind. Telecomunicazioni all'Università degli Studi di Pavia ed ho 28 anni.

Che esperienze lavorative e/o di ricerca hai avuto in Italia?

Ho lavorato per quasi due anni presso i Pirelli LABS con un contratto co.co.pro. com RF Engineer, mi sono occupato di ricerca e sviluppo in ambito antenne per sistemi Wireless.

Ho lavorato per circa sei mesi come consulente ALTRAN presso Thales Alenia Space come System Engineer, mi sono occupato della produzione / validazione di schede GPS per satelliti (missione GLOBALSTAR-2)

Come ti sei trovato?

In entrambe i casi molto bene dal punto di vista lavorativo e umano ma senza prospettive future.

Cosa ti ha spinto ad andartene?

La possibilità di lavorare in un ambiente internazionale, la possibilità di occuparmi allo stesso tempo di aspetti tecnici/gestionali/economici, le prospettive di crescita professionale, la possibilità di fare un lavoro che mi permette di viaggiare molto, etc.

Da quanto tempo sei partito? Sei partito da solo o è venuto qualcuno con te?

Sono partito il 9 agosto 2008 (circa 3 mesi fa), da solo.

Ora cosa fai?

Ora lavoro come Sales Engineer per la sede EMEA di un'azienda di telecomunicazioni americana, mi occupo dell'Italia e di Malta. Sono il "punto di contatto" tra i clienti e l'azienda (R&D, Operation, Production) e allo stesso insieme al Sales Manager gestisco i progetti in essere in questi paesi.

Descrivi la strumentazione/il laboratorio che utilizzi ora.

Principalmente utilizzo il PC ed Outlook... Non vado praticamente mai in laboratorio, se necessario per risolvere i problemi del cliente sui nostri apparati quando sono in sede lavoro nel laboratorio di R&D (Network Analyzer, Spectrum Analyzer, Noise figure meter, Supplier, etc.)

Il lavoro/la ricerca come viene vissuta dove ti trovi ora, rispetto a dove ti trovavi prima?

Essendo l'azienda americana, la ricerca viene ritenuta fondamentale per essere sempre leader all'interno del mercato perciò gli investimenti sono continui.

Rispetto all'Italia in generale è una mentalità completamente differente.

Ci sono altre persone immigrate nel tuo team di lavoro?

Si, è un team internazionale.

Che aspetti lavorativi diversi hai trovato rispetto a quando eri in Italia?

Non si viene giudicati in base alle ore passate in ufficio ma in base ai risultati, ognuno è libero di gestirsi autonomamente.

Il rapporto del grande pubblico con la cultura scientifica è differente?

Credo di si, anche se sono qui da troppo poco tempo per giudicare

E come trovi la qualità della vita?

Decisamente sopra la media.

Cosa consiglieresti alle persone che lavoravano con te che sono rimaste in Italia ?

Nel caso in cui non siano soddisfatti dell'attuale posizione di guardarsi in giro, e perchè no, di valutare un'esperienza all'estero.

Torneresti in Italia? Perchè?

No. Qui si vive bene e il lavoro offre molte opportunità, e poi ho la fortuna di lavorare per l'Italia e quindi passo 1 o 2 settimane al mese in Italia.

Se dovessi tornare in Italia, torneresti a lavorare dove lavoravi prima? Perché?

Questa è una domanda trabocchetto... Mai dire mai... Dipende dal contesto.

Lascia un messaggio al Ministro della Ricerca.

Caro ministro, capisco il periodo di recessione globale, però essere sempre il fanalino di coda per gli investimenti nel campo della ricerca scientifica tra i paesi sviluppati e non, ha un pò stancato i giovani italiani. Essendo che la voglia di fare e l'intelligenza non mancano sarebbe ora di iniziare a fare qualcosa prima che tutti i ragazzi cerchino gloria "altrove"...


Ciao ciao
Daniele

martedì 15 gennaio 2008

Giovanni, un cervello in fuga a Madrid

Ecco la prima intervista fatta a Giovanni, un mio ex-collega da poco approdato a Madrid.


Racconta la tua storia: di dove sei, dove hai studiato, quanti anni hai?


Nacqui a Moncalieri (To) 27 anni fa in un giorno di festa...già da piccolo rompevo le balle!! Ho fatto il liceo classico, odiavo le materie di studio ma adoravo l’ambiente pieno di ragazze. Ho fatto il Politecnico di Torino (ing delle telecomunicazioni), non mi dispiacevano le materie ma odiavo il maschiaio.


Che esperienze lavorative e/o di ricerca hai avuto in Italia?

Finito il poli, ho frequentato un anno di master in GNSS (navigazione satellitare), e poi la sfiga ha voluto che trovassi lavoro a Milano, il posto peggiore per un torinese, troppo vicino per non tornare e troppo lontano per fare il pendolare: il che ha fatto si’ che non conoscessi mai la cittá e che perdessi gran parte dei miei contatti torinesi, non avendo molto tempo.


Come ti sei trovato?

A Milano fortunatamente ho trovato ottime persone in generale, bravissimi colleghi, umanamente e tecnicamente, ma che, secondo me, si sono abituate a ingoiare rospi enormi in cambio di un un po’ di quieto vivere apparente


Cosa ti ha spinto ad andartene?

I capi, la dirigenza, la mancanza di pianificazione del lavoro, il paese Italia, le continue promesse non mantenute.


Da quanto tempo sei partito? Sei partito da solo o è venuto qualcuno con te?

Sono a Madrid dal 2 di gennaio, sono partito da solo con due valigie enormi.


Ora cosa fai?

Esattamente la stessa cosa!!!


Descrivi la strumentazione/il laboratorio che utilizzi ora.

Il mio laboratorio per il momento é il mio pc, un p4 con un 19’ flat. Per ora non ho bisogno di altro.


Il lavoro/la ricerca come viene vissuta dove ti trovi ora, rispetto a dove ti trovavi prima?

Il lavoro é organizzato. Non sono costretto a fare turni mostruosi anche perchè gli straordinari non sono pagati (questa è l’unica fregatura per ora ma da un punto di vista di un’azienda seria ha un senso), la gente mi sembra molto più serena.


Ci sono altre persone immigrate nel tuo team di lavoro?

C’è una colonia di 15 italiani, qualche belga, qualche tedesco, qualche olandese


Che aspetti lavorativi diversi hai trovato rispetto a quando eri in Italia?

Che la gente esce insieme, che ci sono tornei di calcetto, basket o pallavolo organizzati dall’azienmda e pagati in modo da fare team building, che ogni anno ci sono aumenti sia per merito sia in funzione dell’anzianitá, che ci sono state 25 assunzioni da quando sono qui e che non ci sono plotoni di consulenti arrivati spesso per motivi sconosciuti (leggi tangenti).


Il rapporto del grande pubblico con la cultura scientifica è differente?

Non lo so ancora.


E come trovi la qualità della vita?

Decisamente migliore, ho ricominciato a fare uscite serie e nel week end non torno mai prima delle 4 a casa, ma sicuramente anche gli spagnoli hanno i loro problemi per certi versi simili a quelli italici (stipendi bassi, costi delle case improponibili).


Cosa consiglieresti alle persone che lavoravano con te che sono rimaste in Italia ?
Di scappare.


Torneresti in Italia? Perchè?

Sì perchè amo il mio paese e le Alpi, no perchè diventerei matto a vivere come vivevo prima il lavoro.


Se dovessi tornare in Italia, torneresti a lavorare dove lavoravi prima? Perché?

No per Milano e no per il modo confuso di lavorare, e ovviamente ancora no per la mancanza di prospettive.


Lascia un messaggio al Ministro della Ricerca.

Ma anche a tutti i nostri parlamentari: ANDATE A CASA!!!! Viviamo in un paese stupendo in cui si potrebbe vivere meravigliosamente, ma per l’interesse di pochi (generalmente tutta la classe dirigente italiana) e per la mancanza di palle da parte degli italiani stessi, stiamo vivendo un periodo di recessione economica e morale (trovo l’italiano medio vigliacco, sembra un personaggio di Verga che subisce tutto passivamente). In Italia non sta morendo la ricerca, sta morendo il rispetto per se stessi e la volontà di lottare.

lunedì 14 gennaio 2008

E la fuga continua...

Sento la questione della fuga di cervelli in modo particolare, quindi ho deciso di proporre una serie di domande alle persone che conosco che sono andate a lavorare all'estero. Voglio capire cosa le ha spinte ad andarsene e cosa invece rimpiangono di aver lasciato.

lunedì 7 gennaio 2008

Cervelli in fuga


Di fantomatici "cervelli" che scappano all'estero ne conosco purtroppo anch'io, tra questi c’è Antonella, una mia cara compagna di università, anche lei ing. tlc che si è trasferita in Canada con il ragazzo ricercatore che è andato a lavorare all’Università di Calgary.

Antonella e Mirko, “cervelli in fuga” allo zoo di Calgary


Ho anche un cugino fisico che sta finendo il dottorato in Francia, dove al posto delle canoniche 800 euro al mese sembra che lo stato gli passi 2000 euro!

Nel caso di queste due persone la differenza dall’Italia, non è solo quella dello stipendio, ma soprattutto nella strumentazione di laboratorio!

Un altro ragazzo di tlc si è trasferito a Parigi e lavora nel campo del signal processing: facendo lo stesso lavoro che faceva qui in Italia viene pagato il doppio!

Una mia cara amica fisica è sempre lì lì che ci pensa se restare o no… e di proposte lei ne troverebbe sicuramente a iosa!

Un mio cugino matematico, invece, ha scelto di rimanere in Italia, e di continuare la carriera universitaria. Finalmente all’alba dei 35 anni è riuscito ad avere il fantomatico posto fisso, facendo e continuando a fare tantissimi sacrifici, perché nel frattempo si è sposato, ha acceso un mutuo ed ha avuto due figli. Ma lo stato dov’è?

In effetti devo dire che ci ho pensato anch’io, probabilmente se mi capitasse una proposta mi piacerebbe andare in Francia, non credo che andrei più lontano.

Un saluto a tutti i miei “amici in fuga”, anche a Giovanni, un ex collega appena partito per Madrid.